Il tempo non cancella by Roberta de Falco

Il tempo non cancella by Roberta de Falco

autore:Roberta de Falco [De Falco, Roberta]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788820091415
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2014-09-08T22:00:00+00:00


16

ELETTRA era stata convocata da padre Florence con urgenza e ora stava ascoltando, nella sala mensa del centro di accoglienza, la testimonianza di un uomo di circa cinquant’anni, di carnagione scura, ben vestito, che parlava un discreto italiano. Aveva delle foto in mano che stava mostrando a Violeta e a padre Florence.

«Tahir è mio nipote. Figlio di mia sorella! Qui è lui da bambino in braccio mio. Per favore, lascia che porti via a Milano.»

Padre Florence guardava le foto con attenzione, mentre Violeta stava versando del succo di frutta nei bicchieri.

«Mi dispiace. Ci sono delle leggi da rispettare», disse Elettra. «Suo nipote è entrato in Italia senza documenti. Quando riuscirà a dimostrare la sua identità, potremo procedere con la richiesta di ricongiungimento familiare. Ma fino ad allora, temo che debba rimanere in custodia al centro di padre Florence.»

Violeta guardò l’uomo con un moto di compassione. Sentiva sulla pelle la sua disperazione e la sua impotenza.

«Ma Tahir morirà prima di documenti! Eritrea nel caos, consolato non può occuparsi di tutti, troppe richieste. Io già provato! Passano mesi! Io garantire per lui. Tahir malato, Tahir ferito. Io porto lui via con me e curo. Faccio tutte carte a Milano. Prego!»

Elettra scosse la testa, sospirando. «Purtroppo c’è una prassi da seguire. Non dipende da me. Mi dispiace.»

L’uomo si alzò in piedi, furioso.

«Ma perché tutto sempre complicato qui Italia? Cosa cambia, se io porto via? Non è delinquente! È solo povero ragazzo malato! Non fatto niente di male!»

«Per favore, si calmi, signor…»

«Gebru. Mio nome Ato Gebru, sono qui Italia da cinque anni, ho casa, famiglia e lavoro regolare.»

L’eritreo si tolse dai pantaloni il portafogli e gettò davanti a Elettra la carta di soggiorno, quella d’identità e anche un foglio del suo datore di lavoro. «Legga! Non dico bugie. Lavoro magazzino supermercato. Contratto regolare.»

«Se è così, perché non ha fatto domanda di ricongiungimento familiare? Sarebbe stato tutto più facile!»

«Facile! Facile!» Ato scoppiò a ridere, ma era una risata amara. «Provi lei andare questura e chiedere. Io provato. Una montagna di carte! Vogliono piantina casa, contratto affitto regolare, conto in banca, contratto di lavoro per familiare… e poi ancora tante cose che non capito. Ad Asmara c’è guerra civile! Tahir sarebbe morto prima! Così ho mandato soldi per pagare viaggio.»

Elettra guardò con simpatia quell’uomo fiero, dagli occhi vibranti di indignazione. Se fosse dipeso da lei, gli avrebbe affidato subito quel povero ragazzo, anche senza documenti. Ma aveva le mani legate. Sentiva in quell’uomo una dignità ferita che non poteva che condividere.

Padre Florence si alzò per rispondere a una chiamata al cellulare. «Scusate, continuate pure. Torno subito.»

«Se vuole vedere suo nipote, la accompagno da lui», disse Violeta, cercando di alleviare la tensione. «Sarà felice di sapere che è qui.»

«Le prometto che farò di tutto per accelerare la procedura», disse Elettra.

Ato Gebru si alzò, con aria sconsolata. «Io so che lei brava poliziotta, fa suo lavoro. Almeno non tratta male. Ma io essere umano. Tahir, essere umano. Voi sempre parlare di integrazione. Io non bisogno di integrazione. Io da sempre integrato in mondo di esseri umani.



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